Insomma dovevo prendere un pullman per arrivare da Montecarlo all’aeroporto di Nizza. Già a partire da casa sembrava un impresa: i francesi sono così nazionalisti da rifiutarsi di imparare l’inglese, quindi quando chiedevo indicazioni mi sentivo come se fossi in Cina perché io il francese proprio non lo so parlare. Il mio pullman sarebbe dovuto passare vicino al Casinò, davanti l’Ufficio Del Turismo. Seguendo le indicazioni per l’Ufficio Del Turismo tendevo ad allontanarmi dal Casinò quindi, appena sono riuscito ad individuare persone che sapessero parlare inglese, ho chiesto spiegazioni sentendomi rispondere “Oh, ma qui siamo in Francia!”.
In Francia. Perché io cercavo l’Ufficio Del Turismo del Principato Di Monaco (due traverse dopo, quaranta metri in linea d’aria), e invece, toh, ero in Francia. Vagavo per la Francia. Avevo solo sbagliato nazione. Quindi ho preso le mie valigie e ho varcato il confine per raggiungere l’Ufficio Del Turismo, chiedendomi il senso di non invadere nazioni così piccole.
Non è geniale recarsi a Montecarlo durante il Gran Premio per due semplici motivi: è difficile trovare un taxi, e il tuo pullman non passa davanti all’Ufficio Del Turismo come ti avevano detto. Passato il peggio, il peggio arriva in aeroporto dove mi sequestrano la schiuma da barba, il gel e una bottiglia d’acqua. “It’s water!” ho obiettato io, “It’s forbidden.” mi ha risposto con aria di strafottenza la ragazza addetta al controllo delle borse, che con quei guanti per la perquisizione era quasi eccitante.
Durante il viaggio d’andata avevo già avuto modo di riflettere sui controlli pignoli per i quali stavo perdendo l’aereo. Prima non era così. Per chi non lo sapesse qualche anno fa il presidente degli USA ha dirottato due torri gemelle facendole schiantare sul consultorio di Baghdad, o qualcosa del genere, insomma ci sono varie versioni sull’accaduto, e comunque da allora i controlli agli aeroporti sono stati intensificati. E anche gli attentati nel mondo. Più terroristi e più persone che controllano i terroristi, poi dicono che non c’è lavoro.
Da quando è accaduto questo increscioso episodio la gente perde più tempo al check in e non può portarsi l’acqua sull’aereo. Sono episodi che ti fanno riflettere, quei terroristi hanno cambiato il mondo: fino ad allora la gente poteva portarsi l’acqua sull’aereo, e adesso non più, mai più nell’esistenza dell’umanità la gente potrà portarsi l’acqua sull’aereo: hanno cambiato la storia, una svolta senza precedenti, un giorno il loro pronipoti terroristi potranno raccontare ai loro pronipoti terroristi che è grazie al loro antenato se quando andranno a fare un altro attentato non potranno portarsi l’acqua sull’aereo, e se avranno sete, beh, problemi loro, immagino possa suscitare sensi di colpa chiedere una bibita all’hostess e poi farla morire con tutto l’equipaggio; ma in fondo all’altro mondo ti aspettano una decina di vergini, tant’è.
Più tempo mi facevano perdere ai controlli e più odiavo gli arabi. Già, gli arabi. Io così li identifico i terroristi. E non mi si dica che generalizzo, effettivamente non ho idea di cosa sia l’Arabia, se una nazione o un territorio o un luogo comune, sta di fatto che gli arabi sono o sceicchi, o cammelli o terroristi.
Prendere un volo rispecchia la seguente prassi: faccio il check-in, perdo tempo, odio gli arabi, mi sequestrano l’acqua, odio gli arabi, mi imbarco, mi siedo e penso di morire. Penso di morire perché l’uomo di suo non vola quindi non mi sorprenderebbe se l’aereo si schiantasse al suolo senza motivo, anzi, mi sorprende la perseveranza con la quale viaggia sospeso nel vuoto senza motivo, non la concepisco. E mentre pensavo di morire sono saliti sull’aereo tre arabi (erano arabi perché parlavano con quell’accento strano tipico degli arabi, un misto fra salivazione eccessiva e dislessia). Ecco, a quel punto ho smesso di pensare di morire e ho pensato di morire sul serio. Erano terroristi, sono sicuro. Perché gli sceicchi hanno tutti i jet privati mentre i cammelli, si sa, non esistono. Chi l’ha mai visto un cammello? Non conosco nessuno che abbia mai visto un cammello. Sono personaggi di fantasia, come Gargamella, i Puffi e Osama Bin Laden.
Torcevo il collo ripetutamente per scrutare gli arabi che ridevano e farfugliavano in salivazione eccessiva, intanto traducevo le conversazioni nella mia immaginazione: “Ora li ammazziamo tutti e ci andiamo a trombare le vergini in paradiso!” e mi preoccupavo, quindi ho pensato a cosa potevo fare: scendere dall’aereo. No, nel caso in cui io mi sbagliassi perderei tanto tempo e soldi per tornare a casa. Quindi assumiamoci il rischio di volare. E se poi tirano fuori le pistole sfuggite ai controlli? E se sfoderano bottiglie d’acqua e minacciano di annegarci tutti? E’ un problema. Ma come dice Alex “I problemi, o li risolvi, o li rimandi. Io li rimando.” In realtà di solito non li rimando però in quel caso si perché, sempre stando ai ragionamenti di Alex, se poi scendevo dall’aereo dovevo spiegare a chi di dovere perché ero sceso dall’aereo, dovevo vedere come tornare a casa, dovevo valutare se prendere mai più un aereo e io vorrei tornare negli USA ma in nave mi scoccia, troppo tempo, quindi dicevo che, sempre stando ai ragionamenti di Alex, ci sono casi in cui risolvere un problema comporta risolverne altri mille e io non ho tempo, non ho tempo di scendere dall’aereo e perdere tempo per risolvere altri problemi potenzialmente infiniti quindi preferisco assumermi il rischio di subire il dirottamento e se poi davvero succede beh, ci penso poi, che io nel panico totale di solito ragiono meglio e magari una soluzione l’avrei trovata.
Se stai leggendo questa riga, sono atterrato.
Sono razzista? Non penso. E’ che io ho i miei pensieri sulle persone e sulle categorie, ma le motivazioni non sono necessariamente etniche. Prendiamo per esempio gli studenti di certe facoltà umanistiche: un’altra categoria di idealisti che credono di cambiare il sistema occupando l’università. Come gli arabi che pensano di trombarsi le vergini dirottando un aereo. Ieri sono passato davanti la facoltà di lettere e hanno occupato di nuovo. Avranno i loro buoni motivi e io li condivido anche, però a queste cose ho smesso di crederci alle elementari in contemporanea a Babbo Natale. Qualche anno più tardi ho smesso di credere anche nella Befana e ho cominciato ad avere seri dubbi su Gesù Cristo, ma questa è un’altra storia. Volevo dire: io non critico il modo di agire delle persone, semplicemente per non condividerlo ho un approccio diverso alla vita, la mia testa vuole occuparsi di altre cose e se ne sbatte del sistema politico perché, nonostante io ci viva, penso non mi riguardi, nel senso: ho altro a cui pensare. Ma tu vuoi crederci, ok, e ieri la studentessa di lettere mi ferma per strada e mi chiede:
“Abbiamo occupato la facoltà di lettere, alle sei facciamo assemblea, venite?”
Io: “Abbiamo corsi.”
Lei: “Tutti abbiamo corsi!”
Io: “Ma non tutti avremo un lavoro.”
Ecco quindi, quello che volevo dire con questo discorso è: non sono razzista.
Sono solo pieno di pregiudizi.
Anzi, sono un pregiudizio.
E il mondo è il mio luogo comune.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.