Quella volta che mi sono fatto la Hunziker

Stiamo a casa mia, quella vera, non quella universitaria. La Hunziker fa la babysitter tipo.. non so a chi, visto che bambini non ce ne sono a casa, e io, per quanto mi possa considerare immaturo…vabbeh. Quello che so è che la Hunziker lavora per la mia famiglia probabilmente. Questa convinzione è data dal fatto che mia cugina, quando era piccola, aveva sempre una babysitter, quindi la figura della babysitter non mi è nuova: forse mi sono catapultato indietor di qualche anno.
Stiamo sulle scale, all’ultimo piano di casa, poco dopo la mia camera. Cominciamo a fissarci negli occhi, e dopo qualche istante di silenzio lei mi propone di fare sesso; io accetto, abbastanza esaltato dall’idea; il tutto, però, si svolgerà più tardi, in quanto stiamo andando a mangiare. Nella mia testa penso: “Stavolta non sto sognando, sicuro dopo la Hunziker me la dà!”, e scendiamo a mangiare al piano terra, dal quale qualcuno (forse mia madre) mi stava chiamando facendomi notare che il piatto si stava raffreddando. Penso che Michelle mi abbia addirittura mostrato le tette ma io ho fatto finta di niente perchè avevo paura che qualcuno potesse notarmi, lì sulle scale.
A questo punto, naturalmente, come è logico che sia, sono su un mezzo di trasporto non identificato (forse una bicicletta, dei pattini, comunque sono sicuro che non era a motore), e soprasso qualcuno, non so chi. Sto su una strada del paese dove sono nato e ho trascorso gran parte della mia infanzia, in quanto paese natale di mia nonna e di mia madre. Incontro una signora anziana che sostiene di conoscere mia nonna, e pare che io conosca e abbia frequentato anche il figlio; mi ci fermo a parlare: essa mi chiede di raccomandare suo figlio per un posto di lavoro, e io accetto dicendo di fare il possibile ma allo stesso tempo penso che io sto andando a fare un colloquio di lavoro, e quindi non è che io stia in chissà quale posizione di favore; penso:”Certo che se la gente chiede le raccomandazioni ad un precario, sta proprio messa male”. Ero convinto di essere un precario. Proseguo la strada ma di colpo mi trovo in macchina, però la meta non è cambiata. Cerco l’indirizzo e parcheggio la macchina: mi sto recando da un edicolante, lo stesso dal quale mio nonno mi portava sempre, quando ero ancora un fanciullo. Mi comprava di tutto lì: l’edicola era il mio paradiso e l’avvento del computer ha fatto sparire in me l’interesse del cartaceo. Ma vabbè, questa è un’altra storia.
Scendo dalla macchina e parlo con l’edicolante, che in un primo momento non mi riconosce non avendomi visto per molti anni, però dopo qualche istante si ricorda chi sono e cosa ero venuto a fare, e mi fa entrare presso l’edificio di fronte al quale m’ero recato (23 era il numero civico se non sbaglio).
E’ una specie di casa in costruzione, ci sta intonaco dappertutto e molti muratori dentro che prendono misure o giocano con il cemento. L’edicolante rimprovera qualcuno perchè non sta svolgendo il proprio lavoro al meglio, e mi fa strada per arrivare a mostrarmi quello che devo fare. Probabilmente non lo saprò mai quello che dovevo fare. So solo che ero un precario, e in futuro mi immaginavo di dover lavorare con i computers e non con il cemento.
Comunque, alla fine, la Hunziker non me la sono scopata.

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